Una storia di amicizia

parte 1
In una carrozza di prima classe due passeggeri si trovavano l’uno di fronte all’altro. I pensieri di Paul Ballor ed Emilie Roussette si ricorrevano a loro insaputa. Entrambi desideravano avviare una conversazione.
Paul ogni tanto abbassava gli occhi sul telegramma che aveva ricevuto il giorno prima. D’improvviso ruppe il silenzio e disse, “Quale significato darebbe alla parola scoperte?”
Emilie con la naturalezza rispose:
“Rinuncia. Non si fanno nuove scoperte se non si è disposti a lasciare qualcosa”. “E perché mai? Io sarei disposto a perdere qualsiasi cosa pur di fare una scoperta”. “La parola è in quel messaggio”
Paul non si fece pregare e iniziò a leggere.
Ho appena fatto la scoperta del Vermouth.
Avrei bisogno di consultarla.
Potrebbe raggiungermi?
Henry Freund.
Ufficio Postale, Torino
parte 2
Henry Freund aveva lasciato Orange un mese prima di inviare il telegramma. Il padre gli aveva lasciato in eredità un ingente patrimonio di fondi agricoli. In due anni era riuscito a venderne più di due terzi e ora si trovava tra le mani una somma di denaro da fare fruttare.
Già da un bel po’ di mesi arrivavano notizie sulla vivacità economica e sociale di una città che di lì a poco avrebbe fatto parlare di sé. Torino era destinata a diventare la città del progresso.
Lampadina, radio, telefono, automobile: ogni idea nell’epoca che si stava per aprire sarebbe sembrata possibile a tanti inventori e il progresso nel futuro sarebbe parso a tutti inarrestabile.
Fu così che Freund decise di partire alla scoperta della modernità. Nel suo girovagare alla scoperta della città, la sera prima era entrato in uno caffè letterario. Bastava avere un buon udito per farsi un’idea di come andava il mondo degli affari. “Mi scusi signore, ma non ho potuto fare a meno di sentire quello che lei ha detto su quella bottiglia”. L’uomo la teneva ancora in mano, vuota e senza tappo. “Con chi ho il piacere di parlare?”
“Freund, Henry Freund”.
“Un bicchiere di Vermouth anche per il mio nuovo ospite.
Così, scoprirete in bocca quello che avete ascoltato all’orecchio » disse rivolgendosi al cameriere. Il giorno dopo scoprì molto di più. Raggiunse la piccola distilleria a Torino e tornò appena in tempo per spedire il telegramma a Paul Ballor . Fu sorpreso quando lo vide scendere dal treno Genova Torino in dolce compagnia.


parte 3
Emilie Roussette contava di arrivare a Milano per fare visita a una zia. Poi, avrebbe fatto tappa a Firenze e avrebbe proseguito verso la Sicilia, ospite da amici di famiglia.
Ma quando si incontra un uomo come Paul Ballor tutto può capitare. Anche di ritrovarsi ammaliata dalle competenze di un passeggero, le stesse per cui Henry Freund lo stava aspettando alla stazione di Torino.
Spesso la gente si stupiva, ma la dedizione di Ballor per la vegetazione consisteva nel seminare una certa dose di curiosità là dove lo portava l’intuito.
Quelle che Freund aveva sentito nel bicchiere di Vermouth servitogli al caffè letterario erano state più di una goccia, ma sufficienti per fare traboccare l’idea e scrivere a Ballor . Dal suo arrivo gli avvenimenti si susseguirono rapidi. Erbe, radici, legni, cortecce, foglie, frutti, semi, resine, scorze, ori: da loro Ballor avrebbe saputo estrarre il meglio. L’obiettivo di Freund era di rimanere a Torino e avviare una propria produzione. Non sarebbe passato molto tempo prima di vedere Paul, Henry ed Emilie seduti attorno a un tavolo notarile per firmare l’atto costitutivo della Freund, Ballor & C.
parte 4
Henry Freund. Rotonda nelle vocali e appuntita nelle consonanti, dalla calligrafia emergeva la sua personalità intrigante. Ultima firma nell’ultima pagina dell’atto costitutivo, quel passaggio legale rappresentava il distillato di tre volontà strette attorno a un progetto comune in una giornata primaverile del 1856. Seduti attorno a un tavolo in noce massello, sotto gli occhi vigili del notaio, i tre soci avevano appena siglato l’essenza del loro futuro: la Freund, Ballor & C.IA era nata da pochi minuti.
Dal terzo piano dello studio notarile si scorgeva Piazza Repubblica animata dal mercato all’aperto di Porta Palazzo. Commercianti di stoffe, banchi di fruttaioli e verdurai, mercanti di erbe officinali: Torino era diventata un grande emporio di merci grazie all’annessione al Regno di Sardegna della città di Genova.
«Ecco la nostra fonte di approvvigionamento» disse Henry Freund affacciato alla finestra. Ora la città richiamava gran parte dei traffici commerciali – in particolare curcuma, pepe garofanato, cannella, mirra naturale, pepe di cubebe, grani di incenso – che dai paesi di origine dei cinque continenti seguivano la rotta delle spezie fino a Lisbona, per poi fare tappa a Genova e raggiungere Torino. La riduzione dei dazi voluta da Cavour avrebbe incentivato l’economia del futuro Regno d’Italia a cogliere le opportunità offerte dai mercati internazionali. In quel clima liberista si sviluppò un contesto corporativo di professioni – liquoristi, speziali, farmacisti, locandieri, osti, acquavitai, confettieri – che avevano favorito la nascita di caffè letterari e liquorerie.
Con l’esperienza liquoristica di Paul e l’audacia imprenditoriale di Henry, la Freund, Ballor & C.IA aveva tutte le carte in regola per mettere in campo il proprio spirito innovativo in un’atmosfera industriale in continuo fermento.


parte 5
Alambicchi, recipienti graduati, pipette in vetro. Arrivato alla stazione di Torino, Paul Ballor impugnava la maniglia di una grossa valigia. Alla partenza aveva preferito riempirla più di strumenti che di abiti.
Quella che invece teneva diritta sulle spalle era un bagaglio di conoscenze botaniche dalla capienza infinita: si trattava del principale motivo che aveva spinto Henry Freund a chiedergli di abbandonare la Provenza e raggiungerlo in Italia.
«Il laboratorio dovrà essere ampio e dalla pavimentazione in legno per tenere lontano l’umidità».
Alcuni giorni dopo il suo arrivo, in un angolo appartato della locanda dove alloggiavano, Henry ascoltava il suo futuro socio disegnare il luogo dove avrebbe voluto lavorare.
«Gli ambienti dovranno essere alti per fare entrare più luce possibile e dare modo alle correnti di attraversarli per cambiare aria».
Quando arrivò il giorno del sopralluogo dello stabile che Henry aveva individuato appena fuori le porte di Torino, Paul non si aspettava di trovarvi proprio quello che stava cercando. Del resto, erano 100 le erbe che aveva intenzione di selezionare per un nuovo amaro dal distintivo sapore esotico. Presto, in quel laboratorio, erbe e spezie provenienti da tutto il mondo sarebbero state macinate e messe a macerare per la più nobile estrazione delle componenti aromatiche.
«Ci vorrà del tempo per equilibrarle tutte in una stessa miscela» disse Paul Ballor. Proprio il tempo avrebbe fatto il suo lavoro nello spazio ampio e profondo di bacinelle riempite di acqua, alcool e zucchero, dove ogni infusione si sarebbe amalgamata alle altre per armonizzare aromi e bilanciare profumi in un concentrato di caratteristiche organolettiche ed essenze assortite: la freschezza dei sentori balsamici, l’ampiezza delle note amaricanti, l’austerità del carattere speziato.

parte 6
Quando il telegramma la raggiunse era avvolta dalla calura di una Calabria. Emilie Roussette stava scoprendo nella rimessa di un coltivatore di Brancaleone i pregi organolettici del bergamotto. Era stato Paul Ballor a indirizzarla in quella terra generosa di erbe spontanee nella speranza di assecondare l’istinto di esplorazione che un po’ tutti le riconoscevano. Al suo ritorno a Torino, Paul contava di ricevere dalle sue mani esemplari di piante officinali per quell’idea, che stava in cima ai suoi pensieri, di un Amaro 100 erbe.
Scartabellando nel suo archivio di ricette antiche, aveva individuato nei fiori di assenzio essiccati quella componente necessaria a conferire al prodotto la nota amaricante, insieme alle radici di genziana e alle foglie di verbena. Ma nel complesso disegno di gusti persistenti e di profumi perduranti che stava componendo, Paul Ballor aveva l’impressione che mancasse ancora qualcosa. Dopo avere letto quelle poche parole, Emilie confidava nella successiva tappa del suo viaggio e negli amici di famiglia che la stavano aspettando.
In quell’isola immersa nelle acque del Mediterraneo era certa di trovare le note balsamiche che Henry nel telegramma le chiedeva. Seduta all’ombra di un carrubo, sentiva l’odore acre liberato dalle foglie filiformi di lemon grass che un filo d’aria le portava da un orto vicino e che a tratti incrociava il profumo invadente di una pianta di menta arrampicata sulla parete bianca di un muro. Con lo sguardo rivolto al mare di Augusta sullo sfondo, Emilie cercava di trovare il senso della sua vita che sempre di più incrociava i propri destini con quelli della Freund, Ballor & C.IA.
Paul lavora a nuovo amaro.
Bisogno di note balsamiche.
Potete aiutarci?
Henry Freund.
Ufficio Postale, Torino